L’Italia risulta essere terzultima tra i paesi OCSE per spesa sanitaria nazionale (6,6% del PIL). Curarsi per i cittadini diventa sempre più caro, e le attuali lunghissime liste di attesa non aiutano a aggiustare una situazione ormai disastrosa. Secondo Censis commissionata da Rbm Assicurazione Salute, sono 11 milioni gli italiani che nel 2016 hanno dovuto rinunciare a prestazioni sanitarie per difficoltà economiche, 2 milioni in più rispetto al 2012. La spesa totale per cura private e arrivata a 34,5 miliardi di euro, una spesa in aumento del 3,2% rispetto al triennio 2013-2015. A pagarne le spese sono sempre gli italiani ed in special modo le classi più deboli della popolazione come anziani e giovani disoccupati. Colpa le spese di alcune regioni poco virtuose e colpa le politiche di tagli alla spesa imposte dalla UE, la sanità pubblica Italiana e sull’orlo del baratro e i tentativi di risanamento sono molto spesso goffi e poco plausibili. Dall’introduzione del ticket sanitario, infatti, il prezzo per un ticket pubblico ha superato il costo della stessa prestazione presso una struttura privata in alcuni casi. Moltissimi cittadini si sono ritrovati a pagare prestazioni presso centri privati, meno di quanto avrebbero speso per una visita ospedaliera pagando il ticket, e affrontando liste di attesa di mesi. Il progetto intramoenia stesso, vede dottori offrire prestazioni all’interno di locali ospedalieri con prezzi ben al di sopra delle medie di centri medici privati. Nel frattempo i maggiori centri ospedalieri accreditati fanno miliardi sulle spalle del governo e dei contribuenti. Basti pensare agli scandali che hanno colpito l’ospedale Israelitico a Roma o la Clinica Santa Rita in Lombardia dove venivano effettuati interventi inutili solo per ottenere i rimborsi del servizio sanitario nazionale. I grandi ospedali accreditati sono nelle mani di banche, imprenditori e corporations che fanno affari d’oro sulla salute, tagliando sulla qualità dei servizi e sul costo del lavoro. Inoltre, la mancanza di controlli sul territorio ha favorito e continua a favorire l’illegalità di centri medici, che molto spesso aprono senza autorizzazioni, e certificazioni di alcun tipo, offrendo prestazioni mediche per cui non risultano autorizzati in locali senza certificazioni per barriere architettoniche.

Di Marco Lecci
Fonti: Il Fatto quotidiano / Repubblica / Censis